La medicina è antipatica
La medicina ufficiale è “antipatica” in quanto fa uso di medicinali tutti anti qualcosa (antifebbrili, antibiotici, antistaminici, antinfiammatori, antimicotici, antispastici…).
Il metodo antipatico prevede l’uso di medicamenti che agiscono in modo contrario alla malattia (prendo un antistaminico e mi scompare il raffreddore o una benzodiazepina per combattere l’ansia).
Perchè si deve tenere il male quando si ha a disposizione una pastiglia che lo fa passare subito?
Se si è fortunati scompare il sintomo, ma il problema rimane. Tutte le volte che si usano farmaci contro un sintomo, questo si ripresenta quando l’effetto del farmaco scompare.
La pastiglia, in poco tempo, non basta più.
Se la malattia è una reazione di guarigione, bisogna favorirla.
Chiaramente questa affermazione sembra un paradosso.
Come è possibile curare una malattia con una sostanza che la favorisce?
La legge di similitudine non è inventata. Hahnemann l’ha messa in evidenza e l’ha potuta sperimentare attraverso l’uso di medicamenti.
Ha preso delle persone sane. Ha loro prescritto un medicamento e ha studiato i sintomi che queste persone hanno manifestato.
Quando una persona malata presenta gli stessi sintomi, questi non sono altro che l’espressione della forza vitale che cerca di portare il soggetto in equilibrio.
Se si somministra al paziente ammalato un medicamento che determina gli stessi sintomi in una persona sana, si sostiene la forza vitale.
La legge di similitudine si basa su una legge di natura:
non è possibile che un soggetto si ammali nello stesso tempo di due malattie uguali
Quindi basta che l’omeopata crei nel soggetto una malattia artificiale simile ma più forte di quella che manifesta in quel momento. Due malattie uguali non possono coesistere e quindi la più forte, artificiale, elimina la più debole, naturale, e l’organismo risulta guarito.
Ma come? Già si sta male e vengono somministrati dei medicamenti che causano un male peggiore?
L’affezione artificiale, provocata dal medicamento simile alla malattia da curare, non va a caricare maggiormente il paziente nelle sue sofferenze. E’ compito dell’omeopata dare dei rimedi in dosaggi adeguati che causano, energeticamente, una malattia artificiale nel soggetto malato appena superiore a quella naturale, senza causare un peggioramento della sintomatologia.
Antagonismo vitale = capacità del corpo umano di arrendersi nel momento in cui si confronta con una realtà simile più forte. La forza vitale fa un certo sforzo per ripristinare l’equilibrio che si manifesta con una certa sintomatologia. Si può aiutarla in questo sforzo dandole un medicamento che determina il medesimo quadro sintomatologico e quindi non c’è più bisogno che la forza vitale faccia il suo lavoro di riequilibrio. Recede. Si ritira.
La malattia artificiale creata dal rimedio dura il tempo in cui si somministra il rimedio e si estingue appena sospeso il rimedio stesso.
Ma il rimedio omeopatico è acqua fresca, non contiene principio attivo a parte lo zucchero di cui sono formati i granuli.
E allora, come può funzionare?
Per i materialisti oltre la materia, oltre il numero di Avogadro, non esiste nulla.
Per i vitalisti inizia un’altra dimensione, il mondo dell’immateria, il mondo dell’omeopatia.
Il rimedio omeopatico è in grado di provocare una alterazione dinamica dello stato di salute.
In definitiva possiamo sintetizzare il seguente articolo in questi argomenti principali
- Ciò che vale dura e ciò che dura vale
- Legge di similitudine
- Vitalismo
- Concetto di malattia e di salute
- Forza vitale
© Liberamente tratto da lezioni scuola italiana per lo studio e la divulgazione dell’omeopatia Hahnemaniana SISDOH-Torino